Passeggiata fra gli alberi
Principi da rispettare
Elenchiamo alcuni principi essenziali da rispettare nella gestione del verde pubblico; essi dovrebbero essere condivisi da tutti, vista l’importanza della fitobiologia per la vita sulla Terra.
- Codice genetico delle piante: Ogni pianta ha un proprio codice genetico, il DNA, che ne progetta la vita, determinando crescita, sviluppo spaziale e temporale, capacità di generare e di contrastare gli agenti patogeni interni ed esterni che possono comprometterne la salute. Questo programma genetico è il frutto di milioni di anni di evoluzione per selezione naturale e rappresenta la migliore risposta dell’individuo alle necessità della sua vita.
- Rispetto del buono stato vegetativo: Ogni pianta in buono stato vegetativo va lasciata stare. Spesso si sostiene che potare serve a “dar forma” agli alberi, ma nulla è più sbagliato. La forma delle piante dipende dal loro DNA e dall’ecosistema in cui vivono.
- Spazio vitale delle piante: L’area d’insidenza di una pianta è indicativamente almeno l’area della proiezione ortogonale a terra della sua fronda ed è il suo spazio vitale. Nessuno scavo o opera umana dovrebbe essere effettuata in questo spazio.
- Valore storico delle piante: Un albero vale anche per la sua età e la sua storia. Più è vecchio, più è prezioso. Un patriarca di 200 anni non può essere sostituito con 200 piantine clonate di un anno. Chi sostiene che per ogni pianta tagliata ne pianta 1000, non ha compreso che una pianta vale anche per la storia che l’accompagna e per i ricordi degli umani che ne hanno vissuto la presenza.
Funzioni degli alberi e del verde
Ricordiamo che basterebbe un mese senza vegetazione sulla Terra perché tutta la vita animale (e quindi umana) si estingua.
Stabilità del terreno: Le piante, con le loro radici, garantiscono la stabilità dei terreni, impedendo lo smottamento dei crinali e favorendo il mantenimento del terreno in caso di alluvioni e ruscellamenti. Le potature atrofizzano gli apparati radicali esterni, riducendo la capacità delle piante di trattenere il terreno e di mantenere la stabilità dinamica.
Protezione per la fauna: Le piante offrono protezione a molte specie di animali che in esse si riproducono e trovano rifugio.
Produzione di ossigeno e alimenti: Le piante producono ossigeno e alimenti per altre forme di vita (sono tra i primi anelli della catena alimentare), utilizzando diossido di carbonio e acqua mediante la fotosintesi clorofilliana.
Filtrazione dell’aria: Esse filtrano l’aria inquinata delle città e delle campagne; il vento, trasportando polveri e sostanze tossiche presenti nell’aria e passando attraverso le fronde degli alberi, permette che queste le catturino attraverso processi meccanici ed elettrostatici.
Termoregolazione: Le piante fungono da termoregolatori della temperatura del suolo attraverso la capacità di assorbimento del calore solare da parte della fronda e delle foglie.
Valore estetico: Le piante hanno una notevole funzione estetica, abbellendo il paesaggio. Un ambiente con alberi e arbusti in buono stato vegetativo e con chiome non potate dall’uomo è più qualificato dal punto di vista estetico.
Parti essenziali di una pianta
In ogni pianta sono evidenti quattro parti: radici, tronco, rami, foglie.
Radici: Si sviluppano generalmente sotto terra e hanno funzioni di nutrimento e di mantenimento dell’assetto dinamico stabile della pianta. La qualità del suolo è importante per le piante.
Tronco: È la parte aerea primaria, che esce dal terreno e definisce l’orientamento fisico dell’albero. Ha funzione di sostegno e di trasporto dei nutrienti dalle radici alle foglie. È costituito da cinque parti fondamentali dall’esterno verso l’interno: corteccia, libro, cambio, alburno e durame. La corteccia è l’elemento protettivo della pianta. Il libro (o floema) e il cambio hanno funzioni di trasporto dei nutrienti e svolgono un ruolo determinante per la salute e l’accrescimento della pianta. L’alburno (xilema attivo) ha funzione di trasporto dei nutrienti. Il durame è la parte legnosa dell’albero, stabilizzando in verticale la pianta, rendendola portante ma elastica e resistente.
Rami: Hanno la funzione di sviluppare la disposizione fogliare per permettere all’albero il massimo sviluppo areale possibile, aumentando la captazione dei raggi solari e della luce per migliorare la funzione clorofilliana.
Foglie: Sono laboratori biochimici che permettono il nutrimento della pianta attraverso la fotosintesi clorofilliana: 6CO₂ + 6H₂O + luce + clorofilla => C₆H₁₂O₆ + 6O₂. Una pianta con un buon apparato fogliare è normalmente sana. L’insieme delle ramificazioni e delle foglie di un albero si chiama fronda.
Alcuni principi di biologia vegetale
Il regno delle piante ha seguito una linea evolutiva diversa rispetto a quella degli animali. Il fatto che le piante non abbiano un sistema nervoso centralizzato non significa che esse non “sentano” il mondo che le circonda. Le piante sono forme di vita e, come tali, nascono, prolificano, possono essere in buona salute, ma anche soffrire, ammalarsi e morire come ogni essere vivente. L’idea che le piante siano “cose” inanimate su cui poter agire senza considerare la loro sofferenza è scientificamente sbagliata, come dimostrato dai più recenti studi di biologia vegetale. È bene chiarire che quando una pianta sta bene è sempre dannoso potarla, scalfirla, comprimerne lo spazio vitale, lacerarne le radici o manometterla. Infine, non deve essere l’uomo a stabilire quale deve essere l’assetto finale di una pianta. Esso è il frutto di due fattori: il codice genetico dell’individuo e l’ecosistema in cui essa vive.
Il Verde di Verona che troveremo
Riconoscere le specie cui le piante appartengono non è un’operazione facile non solo perché le specie vegetali sono moltissime (si è arrivati a censirne 390.000), ma anche perché esse si ibridano facilmente. In questo percorso, fisseremo la nostra attenzione sulle specie più importanti che incontreremo.
È una specie di cedro nativo del versante occidentale dell’Himalaya. È un albero di prima grandezza ed è diffuso nella parte orientale dell’Afganistan, nel nord del Pakistan, nel Kashmir, negli stati nord-occidentali dell’India, in Tibet e in Nepal dove vive tra i 1500 e i 3000 m s.l.m. Fu introdotto in Italia intorno al 1800. La chioma è piramidale e ha forma conica con rami ricadenti. Le foglie, portate a ciuffi, sono aghiformi con lunghezze di circa 5 cm. La chioma è prostata con rami espansi che si piegano verso il basso. La destinazione è ornamentale.
È una specie che può avere esemplari che raggiungono anche i 40 m e più di altezza. Si caratterizza per la sua chioma piramida- le, il colore delle foglie verde argentate, la corteccia prima grigio-chiara e poi grigio-scura e leggermente squamata. È molto resistente al freddo e molto longeva. È originaria dell’Africa nord occidentale.
È una tipica pianta dell’area collinare mediterranea. Ha una chioma affusolata a forma di fiamma o piramidale anche se poi, con l’età, tende ad assumere una conformazione allargata con rami dominanti potenti, ma meno fitti. Il colore delle foglie è verde intenso e scuro. Ha tronco colonnare, densamente ramificato. Le foglie sono squamiformi. È diffuso nei climi temperati e temperati caldi, ma può raggiungere anche zone fredde purché i terreni siano ben drenati. Resiste anche ad aridità dei suoli. In provincia di Verona ci sono due esemplari di cipresso che hanno più di 400 anni di età: il cipresso “Colombo” di Trezzolano e il cipresso di Volargne (Dolcé). Il cipresso è originario del Medio Oriente, ma si è diffuso in tutto il Mediterraneo da tempi immemorabili.
Questo cipresso non va confuso con il cipresso dell’Arizona (Cupressus arizonica Greene) che presenta un portamento più espanso e ha una ramificazione rada. Il colore delle foglie di questa specie è un verde argentato.
È un albero molto usato come pianta ornamentale. Lo troviamo lungo i viali e nei giardini di tutta Italia. Crea un’ombra fitta. Le fo- glie sono palmate, grandi e composte. La chioma è globo- sa, ampia e di colore verde carico. I rami sono rivolti verso l’alto e la corteccia ha colore bruno scuro. Può raggiungere un’altezza di 30 m se lasciato libero e in buono stato. È originario dell’Europa orientale e Asia medio orientale. Produce frutti simili a quelli del castagno, ma non sono eduli.
Albero di 3a grandezza. Può raggiungere i 25 m di altezza. È molto longevo. Ha fronda ovale densa con corteccia grigio-scura e screpolata. Le foglie sono persistente, di colore verde-scuro, semplici e alterne. Sono più o meno seghettate al bordo; a volte integre ai margini e acuminate all’apice. Presentano una nervatura mediana e sono lisce e lucide nella pagina superiore; sono coriacee. L’areale della pianta è mediterraneo e submediterraneo. Si trova spontaneo nella regione dei laghi italiani e sulle colline veronesi anche in forme arbustive.
È una specie che può superare i 20 m di altezza. È originaria dell’America centro-settentrionale. Ha foglie alterne, ovoidali, o ellittiche, spesse, coriacee e di verde intenso. I fiori sono solitari, molto profumati ed esuberanti, generalmente a forma di coppa. Sono piante che prediligono mezzo sole, clima estivo umido e piovoso, terreno fresco e ben drenato.
È una pianta da frutto che sta diventando in questi anni anche ornamentale. È originaria del Medio Oriente e si è diffusa fin dall’antichità in tutta l’area del Mediterraneo per il suo prezioso carico di frutta dal quale si estrae l’olio, un grasso naturale dall’alto contenuto calorico. È una delle piante più longeve e alcuni esemplari della sua variante selvatica hanno raggiunto e superato i 2000 anni di vita (Ogliastro di Santa Maria Navarrese) e addirittura i 4000 anni (stimati per l’Ogliastro di Tempio Pausania). Il tronco è contorto con corteccia grigio scura. Il legno è molto resistente e duro. La chioma è espansa e le foglie sono di colore verde argentato nella pagina inferiore, verde marcato in quella superiore. Attualmente, per un fattore puramente produttivo è valsa la pratica dello svuotamento della fronda nella parte centrale. Ciò, oltre a essere molto dannoso per la pianta, la rovina dal punto di vista estetico.
È un albero di 2a grandezza. Può raggiungere i 30 m di altezza. È molto resistente e duraturo, tuttavia il legno tende ad imbarcarsi con il tempo. La corteccia è grigio-bruna, liscia da giovane. Le foglie sono alterne e dentato-seghettate ai margini. Presentano una evidente asimmetria alla base e sono lucide nella pagina superiore e leggermente pubescenti in quella inferiore. Il legno è bianco rosato. L’olmo campestre occupa un areale principale che si estende a gran parte dell’Europa centro-meridionale.
È un’essenza tipica di tutto l’areale mediterraneo. Sulle coste spesso forma vasti boschi (pinete). È alto fino a 25 m. Ha un portamento caratteristico, con tronco esteso, colonnare tendenzialmente incurvato e una chioma molto espansa e globosa, a forma di ombrello. La corteccia è spessa, scagliata e fessurata, di colore rosso-marrone. Le foglie sono costituite da aghi di circa 10 cm, flessibili e con spessore di consistenza coriacea. Gli strobili, detti pigne, sono ovoidali, lunghi fino a 10 cm e producono semi, i pinoli, che sono eduli.
È un arbusto che può avere un portamento arboreo. Ha foglie coriacee con vistosa venatura chiara che attraversa la foglia; nella pagina superiore sono di colore verde intenso e lucido con bordi arrotondati verso la pagina inferiore e presentano una punta pure arrotondata. È originario dell’Estremo Oriente. Ha una crescita lenta ed è molto ornamentale.
È un albero di 2a grandezza. Raggiunge i 40 m di altezza. Il tronco è cilindrico con diametro considerevole e libero da rami bassi. Le foglie sono semplici, acero-simili. La lamina è palmato-lobata, glabra sulla pagina inferiore, molto cordata. Questa specie è di origine incerta, forse un ibrido tra il platano orientale e quello occidentale, con marcata prevalenza di quello orientale. Non resiste a temperature alpine e raramente si trova sopra i 700 m s.l.m. È da visitare il maestoso esemplare di Piazza Indipendenza a Verona (250 anni).
È un albero di 3a grandezza che può raggiungere 20 m di altezza. Ha un accrescimento molto lento e può arrivare anche a 2000 anni di vita. Non è resinoso e il tronco è ramoso fino alla base. Il frutto è un arillo molto grazioso costituito da un seme ovoidale circondato da un involucro carnoso di colore rosso. Il tasso vive in tutta Europa e ama boschi ombrosi soprattutto quando è giovane. Le foglie sono lineari, tenere, acute, non pungenti, verde scuro nella pagina superiore, più chiare in quello inferiore.
Il nome deriva dal greco e significa «ala» per la caratteristica brattea fogliacea che facilita la diffusione eolica dei grappoli di frutti. È un albero di notevoli dimensioni che se lasciato stare può raggiungere i 30 m d’altezza e un diametro d’insidenza della chioma di 20 m. La chioma assume un portamento cuoriforme ed è molto estetica. Sono piante assai longeve e si presentano con un tronco robusto, chioma larga, foglie alterne, asimmetriche, picciolate con base cordata e apice acuto. Il margine della foglia è seghettato. I fiori sono molto profumati e hanno un calice di 5 sepali e una corolla con 5 petali di colore giallognolo.
I tigli sono ornamentali e vengono piantati un po’ ovunque, sia nei giardini, sia lungo le strade. Purtroppo, una pessima abitudine delle amministrazioni pubbliche fa sí che essi siano molto maltrattati. Sono spesso malamente potati o, ancor peggio, capitozzati (viene tagliata tutta la cima eliminando completamente la fronda). Si compromette così sia la loro salute, sia l’estetica.
Percorso fra gli alberi a Verona
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