Salviamo il Parco della Lessinia
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Il Parco Naturale Regionale della Lessinia sta per venire smembrato La proposta del Consigliere regionale Valdegamberi che vuole togliere le Zone Agro-Silvo-Pastorali dal territorio del parco e farle diventare aree di pre-parco è fortemente appoggiata da alcune categorie di cittadini, in primo luogo dagli allevatori e, naturalmente dai cacciatori. L’iter per questa proposta non sarà breve ma se venisse concretizzato dell’attuale parco resterebbero solo le aree di riserva naturale (colore verde nella mappa qui sotto). Molti sindaci della Lessinia sono d’accordo e ognuno la vede a modo suo. Quello di Bosco Chiesanuova vuole togliere i vincoli dalle zone basse: “Se questo emendamento ci permette ad esempio di togliere dai vaj il vincolo del Parco sarebbe già un successo”. Quello di Selva di Progno dice invece: “è giusto che resti, dove ci sono boschi e pendii scoscesi, ma mi chiedo che senso abbia il Parco sugli alti pascoli”. Candidamente ammette che “Quando fu tempo di decidere i confini, si guardò alla convenienza economica degli incentivi, … ma poi, terminati gli incentivi ...”. Si riferisce miliardo di Lire ottenuto nel 1994 per la ristrutturazione delle malghe, dei contributi ottenuti nel 2001 per il recupero e restauro dei pascoli (qualcuno ha controllato come sono stati spesi quei soldi?), del nuovo bando per il recupero delle malghe negli anni 2000. E così via.miliardo di Lire ottenuto nel 1994 per la ristrutturazione delle malghe, dei contributi ottenuti nel 2001 per il recupero e restauro dei pascoli (qualcuno ha controllato come sono stati spesi quei soldi?), del nuovo bando per il recupero delle malghe negli anni 2000. E così via. Quindi il succo del discorso è questo: il Parco Naturale ha permesso a tutti quelli che possedevano una malga di restaurarla, aggiungervi fabbricati, trasformarla in agriturismo, sistemare strade, ecc. Tutti progetti realizzati grazie ai vari PSR (Piani di sviluppo rurale) che avrebbero avuto punteggi ben più bassi e forse non sarebbero stati realizzati fuori dal parco. Adesso i contributi li hanno spesi e allora vogliono riavere la libertà di andare a caccia dove adesso non possono: “con la nuova classificazione sarà possibile la caccia controllata da esperti cacciatori e riservata ai soli residenti” Proporre di consentire la caccia in metà dell’attuale territorio del parco è solo una manovra pensata a fini politici e propagandistici. Dare questo ennesimo tributo ad una categoria di persone che si sta sensibilmente riducendo anno dopo anno dimostra che alcuni politici sono proprio di vedute ristrette. Purtroppo molte specie di animali, cacciabili e non, sono già in forte declino su tutto il territorio per cause di natura diversa: cambiamenti climatici, inquinamento, alterazioni nei siti di svernamento, ecc. La caccia, in un territorio ridisegnato a macchia di leopardo, porterebbe ad un ulteriore impoverimento della fauna che verrebbe disturbata e indotta a migrare altrove. Questo, alla lunga, danneggerebbe anche i cacciatori che attualmente possono cacciare appena al di fuori dei confini del parco. Ma consentire la caccia in metà dell’attuale superficie del Parco quali vantaggi porterebbe alla collettività? – Riduzione del numero troppo elevato dei cinghiali (immessi abusivamente dai cacciatori)? Ma i cinghiali si possono tenere sotto controllo usando metodi consentiti dalle normative attuali. – Un aumento del cosiddetto turismo venatorio? Difficile da immaginare viste le normative e le gelosie fra cacciatori. In compenso diminuirebbe il numero degli altri frequentatori della montagna perché non sarebbe piacevole fare passeggiate o andare a funghi temendo di essere impallinati. (Per vedere un approfondimento sugli animali del parco vedi qui: I mammiferi nel Parco della Lessinia ) Se il Parco non ha dato i risultati sperati è colpa anche di qualche sindaco che è stato Presidente del Parco senza crederci. L’Ente Parco della Lessinia attualmente è infatti una appendice della Comunità Montana e da questa è stato gestito per 25 anni. Di chi è la colpa maggiore se non si sono riusciti a superare certi problemi? Sarebbe quindi auspicabile passare ad un Ente Parco pienamente autonomo rispetto un soggetto ora commissariato che è in via di soppressione. Allora cosa vogliono fare sugli alti pascoli della Lessinia oltre che consentire l’ingresso alle doppiette dei cacciatori? Nuovi insediamenti tipo San Giorgio? Nuove cave tipo Pastello? Dicono di no e che si limiteranno a far sciare la gente nel Valon del Malera (hanno dato gli impianti di San Giorgio ad un camorrista ma nemmeno così sono riusciti a far nevicare). Dicono che si potranno aprire palestre di roccia e aggiungere dei locali alle malghe, ma queste cose si possono fare anche se c’è il Parco. Però la squalifica del territorio del Parco potrebbe riproporre una infausta ripresa delle zone estrattive, dell’asfaltatura delle ultime strade bianche con una intensificazione del traffico. Si riproporrebbero certamente operazioni immobiliari di tipo speculativo. Tutte operazioni che porterebbero vantaggi solo a poche persone (che spesso non sono nemmeno abitanti del posto) creando problemi a tutti gli altri. Alla fine ne deriverebbe un impoverimento delle caratteristiche peculiari della Lessinia, quelle che invece ne costituiscono la vera ricchezza su cui basare lo sviluppo del futuro. Per un maggior guadagno economico delle popolazioni, le zone agro-silvo-pastorali dovrebbero essere quindi ampliate e valorizzate. Perché un parco naturale porta un valore aggiunto a tutto il territorio, alle sue produzioni agricole, artigianali, turistiche, culinarie, eccetera. Pensiamo al ritorno di immagine su latte, formaggi e salumi. Ai numerosi agriturismi e rifugi …. La gente ha sempre più bisogno di grandi spazi tranquilli dove poter immergersi nell’armonia della natura. Guardarsi intorno e ammirare boschi frondosi, stupende fioriture, voli d’uccelli, ma mucche al pascolo e anche antiche malghe ben restaurate. Questo vogliono i turisti! Questo è il futuro economico da cercare! Gli spari dei cacciatori in una domenica di fine settembre favoriranno la crescita turistica ed economica? L’edificazione di altri poli residenziali come l’orrenda San Giorgio a chi porterà benefici? L’Alta Lessinia è uno scrigno di biodiversità e come tale va tutelata con cura, studiata e fatta conoscere. La Lessinia non è di chi ci abita e nemmeno dei veronesi: ci è stata data in prestito dai nostri figli. Ad essi va restituita come è stata ricevuta o ancora più bella.Per aderire all’appello “Parchi tesoro del Veneto”vai a questa pagina: www.parchitesoroveneto.it